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La toscana è pronta per il primo ski college del centro-sud.

Francesco Contorni, presidente del Comitato Appenino Toscano, ha parlato a Fondoitalia: "Le istituzioni locali hanno condiviso la nostra idea e chi uscirà dallo ski college potrà andare al campus universitario di Lucca".
Un mare splendido, meravigliose città d’arte che sono un museo a cielo aperto, bellissimi paesaggi, una grande tradizione enogastronomica ma non solo, perché la Toscana ha un Comitato FISI molto attivo, una sua squadra regionale di sci alpino e di biathlon, oltre a una pista dove si può sciare in notturna. Conosciamolo meglio allora, attraverso questa intervista al suo presidente, Francesco Contorni.
Buongiorno presidente Contorni: qual è lo stato di salute del Comitato toscano della FISI?
«Sono soddisfatto, perché da tre mesi abbiamo nuovamente la nostra squadra regionale di sci alpino, che per un comitato è una cosa positiva, soprattutto per noi che non l’avevamo da sei anni. Abbiamo portato i nostri atleti a Les Deux Alpes per allenarsi sul ghiacciaio, insieme alle squadre del Comitato Alpi Occidentali, dando vita a una sinergia molto costruttiva. Inoltre la prossima settimana a Forte dei Marmi ci sarà una grande manifestazione che sarà divisa in due parti. Nella prima saranno presenti tutti gli ski college italiani e sarà l’occasione per presentare la nostra idea di costruirne uno anche in Toscana. Le istituzioni locali per fortuna hanno condiviso la nostra idea e per questo motivo ci auguriamo di poterlo fare. Inoltre siamo riusciti a ottenere che il Campus Universitario di Lucca, sede distaccata dell’Università di Pisa, fosse messo a disposizione dei nostri ragazzi, che finito il liceo sapranno così dove andare restando sempre nell’ambito dello ski college. Nella seconda parte dell’evento, poi, sarà consegnato il premio Pietro Vitalini, nell’ambito dei festeggiamenti del cinquantesimo anno della Coppa del Mondo di sci alpino e della rivista “Sciare”. La proposta dell’evento è arrivata da Pietro Vitalini e l’abbiamo raccolta volentieri, perché da mesi lavoriamo a questa idea dello ski college. Sarà presente inoltre la segretaria generale della FIS, Sarah Lewis, avremo il responsabile delle gare di Coppa del Mondo Markus Waldner, il Presidente della FISI Roda e anche due assessori della Regione Toscana».
Perché è secondo lei importante la nascita di uno ski college in Toscana?
«È importante perché ne abbiamo bisogno nel centro sud e soprattutto ne hanno bisogno i ragazzi toscani e delle altre regioni che emigrano al nord per seguire un sogno, ma spesso essendo molto giovani restano quasi disorientati da modi di vivere e abitudini diverse rispetto a quelle cui sono abituati, così dopo un anno o due tornano a casa e sono più demotivati di prima. Questo è un fattore importante, perché vogliamo dare un’opportunità a questi ragazzi. Inoltre l’unione tra lo ski college e il campus è una novità assoluta nel nostro paese. Il rettore universitario ha sposato la nostra tesi e saranno inseriti dei corsi di laurea e formazione diversi per i ragazzi dello ski college. Credo sia una cosa interessante».
Com'è la situazione degli impianti?
«Alcune stazioni stanno bene, altre un po’ meno. L’Abetone lo conosciamo tutti perfettamente, ha degli impianti al livello di quelli del nord, con piste preparate e curate benissimo che ci permettono di svolgere il novantacinque per cento della nostra attività. Anche la Doganaccia, nel pistoiese, si sta adeguando agli standard dell’Abetone e sta diventando un centro all’avanguardia, addirittura con una pista in notturna. Nel 2014-2015 in questa località abbiamo disputato il primo slalom in notturna del circuito allievi-ragazzi, un evento ripetuto anche nella stagione passata. È stata un’esperienza bellissima e i ragazzi si sono divertiti moltissimo. La famiglia Ceccarelli, titolare della Doganaccia, sta puntando moltissimo su questa cosa, che è un fiore all’occhiello di tutta la regione. Dall’altra parte purtroppo abbiamo l’Amiata che è un po’ in flessione a causa della poca presenza di neve, così i club della montagna aretina sono un po’ in fase calante. Anche Casone di Profecchia ha lo stesso problema. Per quanto riguarda il fondo non abbiamo delle piste omologate, perché dove si può fare fondo ci sono dei boschi e non ci è consentito tagliare alberi. Nonostante questo abbiamo tanti appassionati che partecipano a molte classiche del nord, un gruppo di quaranta-cinquanta persone che va spessissimo a fare queste manifestazioni».
Nel passato inverno, come accaduto in tutta Europa, avete sofferto l’assenza di neve: siete riusciti a risolvere il problema?
«Come accaduto anche agli altri, abbiamo avuto delle grosse difficoltà, ma ci ha salvato la stagione la montagna pistoiese perché, pur con sacrifici economici enormi, in questa località hanno sparato la neve già novembre e sono riusciti a garantircene abbastanza per tutta la stagione sia alla Doganaccia sia all’Abetone e sono stati encomiabili. Ha risentito della situazione soltanto il super gigante, perché ci vuole una neve abbondante per montare le protezioni, ma per quanto riguarda le altre discipline siamo stati contenti per come abbiamo portato a casa la stagione, ritardando soltanto poche gare. Non è stata una stagione facile».
Un altro problema generale degli sport invernali nel nostro paese è il calo dei tesseramenti in FISI; come si può risolvere?
«Ci sarà un incontro tra i presidenti a settembre per discutere riguardo questa cosa. Il calo dei tesseramenti è dovuto alla crisi economica e gli alti costi che ci sono nella nostra disciplina. La Federazione ha messo a disposizione una qualità migliore di tessere, anche con delle offerte di sconti e garanzie diverse rispetto al passato. Paghiamo anche la concorrenza degli Enti di Promozione Sportiva che offrono tessere a un prezzo minore, perché non hanno l’agonismo e quindi hanno meno sinistri a differenza nostra che abbiamo un’attività agonistica alle spalle dai ragazzini fino alla Coppa del Mondo. Ci chiediamo da tempo se ideare una tessera differenziata per amatori e agonisti, che potrebbe portare a un incremento del tesseramento e dare a tutti coloro che vogliono un’assicurazione, la possibilità di essere coperti spendendo leggermente meno».
Quali sono i vostri obiettivi a breve e lungo termine?
«Innanzitutto quello di consolidare le due squadre agonistiche che abbiamo, quella di sci alpino che è appena ripartita e quella di biathlon sostenuta dallo sci club Focolaccia, con la quale abbiamo anche ottenuto piazzamenti in Coppa Europa. Poi vogliamo crescere, incrementare il tesseramento, non perdere gli sci club ed avvicinarci alla gente, perché in passato siamo stati troppo lontani dalle persone. Sto lavorando parecchio con la regione Toscana e le istituzioni locali, per portare più ragazzini a sciare. Non è facile perché le istituzioni hanno anche altre cose a cui pensare e non sempre possono darci i fondi adeguati. Negli anni passati abbiamo avuto poco appeal, siamo rimasti ghettizzati nel nostro ambiente, mentre ora dobbiamo essere più vivi e presenti nell’attività, perché solo coinvolgendo le persone possiamo portare a casa più iscritti. Purtroppo siamo ancora troppo di nicchia e quando si parla di sci, la gente pensa soltanto al fatto che si spende tanto. Per questo dobbiamo trovare una soluzione, rendere importante e interessante venire a sciare. Purtroppo oggi le scuole non ci danno una mano, perché se un bambino fa attività sportiva, il lunedì è il primo a essere chiamato per fare un test. Lo ski college sarebbe importante anche per questo».

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